Da quando Filippide corse fino a Maratona e stramazzò esanime al suolo, in tanti secoli non è cambiato nulla. Ancora oggi purtroppo assistiamo a tragedie che colpiscono sportivi anche ben allenati e preparati che muoiono improvvisamente senza causa apparente, o durante lo sforzo fisico o subito dopo. Attività fisica regolare e di media intensità è sicuramente fonte di benessere e salute, ma al contrariopuò diventare pericolosa se praticata senza adeguata preparazione, in modo estremo, e senza gli adeguaticontrolli medici. Su questo punto, visti anche molti articoli e servizi comparsi sui media ritengo necessarie alcune precisazioni:
Dobbiamo ricordare che tutti gli sport di fatica rappresentano un potenziale rischio per la salute, per questo a livello normativo nazionale sono necessari accurati controlli
clinici e strumentali da eseguire nei centri di Medicina dello Sport. In particolare l’esecuzione dell’elettrocardiogramma sotto sforzo e l’ecografia cardiaca restano esami strumentali essenziali per determinare lo stato di salute del cuore. Ma nonostante ciò continuiamo ad assistere a queste tragiche morti improvvise e la domanda sorge spontanea: esiste un modo per prevenirle?
La considerazione principale è che la morte improvvisa nel 90% dei casi riconosce una causa ischemicacioè una malattia coronarica, altrettanto vero è che nei giovani la maggior parte dei casi è invece dovutaa causa congenita, solitamente aritmogena ( displasia aritmogena del ventricolo destro, sindrome di Brugada, sindrome del Q T lungo, origine anomala delle cronarie dall’arteria polmonare, ecc…).
Dietro le morti improvvise dei giovani si nascondono malattie cardiache congenite e che le cause non cardiache sono rilevabili solo in una minoranza di casi. Purtroppo anche l’autopsia aiuta poco a formulare delle statistiche, in quanto nei difetti elettrici del cuore solo quando è in funzione, quindi passa energia, è possibile individuare delle anomalie.
In pratica e come se pretendessimo di individuare un difetto in una centralina elettronica ma in assenza di corrente elettrica. Anche per quanto riguarda l’adulto in caso di morte improvvisa da insufficienza coronarica acuta, l’autopsia può anche non rilevare anomalie significative in quanto il muscolo cardiaco non ha il tempo di manifestare le lesioni tipiche micro e macroscopiche dell’ischemia che solitamente sono l’edema e l’infarcimento emorragico. Certamente non abbiamo la bacchetta magica per poter prevenire in modo assoluto questi tragici episodi, però possiamo ricordare alcuni principi fondamentali che ci possono aiutare nella prevenzione:
-Sforzi estremi sono potenzialmente rischiosi.
-L’intensità dello sforzo deve sempre essere proporzionata alle capacità individuali,
- Mai andare oltre le proprie possibilità.
-Non fare sforzi intensi se non si è adeguatamente allenati.
-Evitare di fare sforzi intensi in condizioni climatiche particolarmente avverse: sotto il solo cocente, con caldo torrido e umidità molto elevata; in questi casi è più facile incorrere nel cosiddetto colpo di calore,spesso responsabili di gravi aritmie anche mortali.
-Eseguire adeguati controlli medici e strumentali che evidenzino la piena integrità fisica e l’idoneità alla
pratica sportiva.
Dopo queste considerazioni possiamo solo aggiungere che esistono ulteriori test clinici che possono integrare i pur numerosi e validi esami di routine previsti per legge:
Nel caso dei soggetti giovani e comunque al di sotto dei 35 anni lo studio dei potenziali tardivi, un particolare elettrocardiogramma di superficie quindi non invasivo, ad alta risoluzione e senza filtri, che in caso di positività è predittivo di aritmie maggiori e può consigliare un più approfondito studio elettrofisiologico intracavitario cardiaco. Nel caso invece degli adulti abbiamo introdotto da alcuni anni una metodica ambulatoriale rapida e non invasiva per lo studio delle coronarie: la Tomografia Computerizzata chiamata Coronaro TC.
Per noi cardiologi infatti non è infrequente trovare soggetti con test da sforzo normale e concomitante malattia coronarica anche severa e sub occlusiva. Questo significa che alcune patologie potenzialmente gravi e rischiose possono sfuggire anche ai più severi controlli. Resta il problema di chi sottoporre a queste sofisticate indagini che ovviamente non possono e non devono essere estese a tutti.
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