E’ in corso un rapidissimo progresso tecnologico nella risonanza magnetica cardiaca che conferma questa metodica come affidabile e clinicamente importante per l’accertamento della funzione, della struttura e della vitalità del cuore.
Rispetto ad altri metodi di indagine, la risonanza è certamente un esame non invasivo, che evita l’uso di agenti di contrasto potenzialmente nefrotossici oppure di radiazioni. Poiché le patologie cardiache sono in constante aumento questa tecnica offre l’opportunità di diagnosi ottima e con un buon bilancio di costo-efficacia.
Gli ambiti di impiego nel settore cardiovascolare sono numerosi. La risonanza magnetica è usata per eseguire valutazioni morfologiche delle anomalie cardiache e dei grandi vasi sanguigni. L’ampio campo visivo, il numero illimitato di piani di scansione e il buon contrasto di tessuto permettono di misurare anche la funzione sistolica e diastolica ventricolare destra e sinistra. E’ possibile studiare forma, dimensioni e funzionamento dell’organo.
La tecnica è molto efficace anche per lo screening, la diagnosi e il controllo delle patologie aortiche e permette di avere immagini di ateromi e ulcere e di differenziare un ematoma intramurale da una placca aterosclerotica.
Nelle cardiomiopatie, in particolare, la tecnica permette di distinguere l’ispessimento del pericardio, che causa pericardite costrittiva, che potrebbe confondersi con cardiomiopatie restrittive, con una sensibilità dell’88%, specificità al 100% e accuratezza del 93%.
La risonanza magnetica sta conquistando spazio anche nell’oncologia cardiaca, in cui già in caso di mixoma (raro tumore che colpisce il cuore) e tumori valvolari.
Questa tecnica è molto efficace nella valutazione delle malattie cardiache ischemiche non soltanto per la definizione dell’anatomia coronarica ma anche per determinare la morfologia ventricolare, la perfusione del miocardio e il flusso coronarico.