La coronarografia è una metodica diagnostica che prevede l’introduzione di cateteri, cioè dei piccoli tubicini flessibili, nelle arterie dell’inguine per poter iniettare una sostanza (mezzo di contrasto) e visualizzare le arterie coronarie direttamente all’origine. L’esame viene eseguito mediante la tecnica radiografica tradizionale.
La metodica permette di valutare l’anatomia del circolo coronarico. E’ effettuata in anestesia locale e solitamente è bene accetta dal paziente. Il catetere è fatto avanzare nelle arterie, in aorta e fino all’imbocco delle arterie coronarie dove l’iniezione del mezzo di contrasto “colora” e opacizza i vasi rendendoli visibili ai raggi X.
In questo modo è possibile evidenziare eventuali ostruzioni, come placche aterosclerotiche, all’interno dei vasi coronarici. Si tratta generalmente di un esame gravato da una bassissima incidenza di complicanze. L’indicazione alla coronarografia, tranne nelle urgenze, viene solitamente posta dopo aver eseguito gli altri esami diagnostici cardiologici (ECG da sforzo, ecocardiografia, scintigrafia miocardica) e riguarda in particolar modo la cardiopatia ischemica che non risponde convenientemente alle cure farmacologiche oppure nelle condizioni considerate a maggior pericolo per il paziente.
L’esame coronarografico viene generalmente eseguito in previsione di un intervento di rivascolarizzazione miocardica tramite un congegno a palloncino (angioplastica) oppure con by-pass aorto-coronarico. L’esame ha una durata mediamente circa 60 minuti, prevede un breve ricovero ospedaliero di 2-3 giorni anche se in alcuni ambienti si sono stati ottenuti tempi di ricovero non superiori alle 24 ore, ed è eseguibile presso centri ospedalieri dotati di laboratori di emodinamica.